“Ci sono pazienti depressi che riescono a migliorare le proprie abilità relazionali ed uscire dall’isolamento, pazienti con disabilità motoria che migliorano la motricità (…), pazienti terminali che riescono a vivere con serenità l’ultima fase di vita”. Ma è proprio vero che gli animali hanno questo potere? 

Per approfondire il tema della Pet Therapy, in particolare quella con i gatti, abbiamo intervistato la dott.ssa Antonia Tarantini, pedagogista specializzata in Interventi Assistiti con Animali (IAA) e direttrice dell’associazione ASLAN di Torino. 

Insieme a lei, esploreremo il mondo affascinante dell’interazione tra gli animali e le persone con disabilità, e come questa pratica benefica possa aiutare a migliorare il benessere psicologico, emotivo e fisico di ognuno. In effetti, grazie all’interazione con gli animali, molte persone trovano sollievo dallo stress, dalla solitudine, migliorano l’autostima, riducono l’ansia e la depressione.

Parleremo dei benefici della Pet Therapy e del ruolo che assumono i felini. Scopriremo come funziona l’associazione ASLAN di Torino e la storia di uno dei terapeuti a quattro zampe, Modì.

1. Potrebbe dirci qualcosa su di lei e sulla sua associazione Aslan?

“Sono la dott.ssa Antonia Tarantini, pedagogista specializzata in Interventi Assistiti con Animali (IAA), noti con il nome di Pet Therapy, e nel gennaio del 2015 ho fondato l’associazione ASLAN in onore del mio cucciolo di Golden Retriever Aslan, che morì a soli 9 mesi. Insieme avevamo intrapreso la strada degli IAA. Tratto dalla saga per bambini “Le cronache di Narnia” di C.S. Lewis, Aslan è il saggio leone parlante che creò il mondo e tutti gli animali con il suo canto. Grazie alla sua breve e intensa vita sono nati progetti meravigliosi che in questi anni hanno dato beneficio a moltissime persone. L’associazione ASLAN si occupa a 360 gradi di Interventi Assisiti con Animali, sviluppando i progetti a sostegno dei più fragili principalmente con i cani e formando i professionisti umani e a 4 zampe mediante la Scuola con corsi riconosciuti dalla Regione Piemonte, validi in tutta Italia.”

2. Qual è la specificità del rapporto tra uomo e animale?

La specificità deriva dal loro antico legame, nato con il processo di domesticazione, grazie al quale Uomo e Animale con la loro relazione hanno beneficiato di una soddisfazione reciproca di bisogni fisici e sociali, nota con il nome di coevoluzione cooperativa. La biologia comparata ci dice che persone e animali hanno in comune l’esistenza di strutture e meccanismi fondamentali relativi i seguenti ambiti: comportamento, psicologia e funzionamento del cervello. Pertanto la condivisione di meccanismi sociali e strutture cerebrali ha reso sempre più stretto questo rapporto per il quale oggi gli studi scientifici ci dicono che relazioni sociali stabili con gli animali domestici, in modo particolare in periodi di particolare stress, e interazioni positive e affiliative producono effetti benefici sul benessere della persona. In modo particolare l’uomo trae beneficio dal Legame con gli Animali sviluppando sentimenti di affetto e risposte emotive profonde.”

3. Anche i mici possono essere terapeuti?

“Anche i mici possono essere degli Animali terapeuti. Le Linee Guida Nazionali in materia di Interventi Assistiti con Animali, riconosciute dal Ministero della Salute, valida i gatti, insieme a cane, coniglio, cavallo e asino, come animali coinvolgibili nelle sedute di IAA. Importante è la loro personalità e predisposizione verso l’essere umano: la gratificazione nello stare a contatto con le persone è alla base del loro lavoro. Per gli IAA sono scelti gatti con un talento particolare a cui si è aggiunta una formazione specifica. Infatti l’articolo 8 delle Linee Guida Nazionali ci dice che “tutti gli animali impiegati, soprattutto quando gli IAA richiedono un’attività di relazione e contatto, devono essere sottoposti a uno specifico percorso educativo e di specializzazione al fine di acquisire le abilità e le competenze necessarie”. Bisogna inoltre pensare al setting degli interventi: una RSA, un ospedale, una scuola, lo studio dei professionisti, la fattoria… Cardine imprescindibile è il benessere per il quale l’animale deve trovarsi a proprio agio durante l’attività con i pazienti e in quel particolare luogo. Basti pensare alle fattorie sociali o didattiche, dove il gatto accoglie il paziente nel luogo in cui vive. Oppure una struttura da raggiungere per cui l’animale deve possedere adeguate competenze per vivere felicemente lo spostamento in auto e l’adattamento al luogo in cui farà attività. La certificazione del gatto avviene a superamento di particolari protocolli sanitari e comportamentali da parte del medico veterinario dell’équipe, specializzato in IAA.”

4. Può parlarci più in particolare dei benefici della Pet Therapy nelle persone con disabilità?

“I benefici degli IAA nelle persone con disabilità possono avvenire a livello cognitivo, motorio, emotivo- relazionale, comportamentale, comunicativo e sensoriale. L’équipe operativa, composta da un referente di intervento, un coadiutore con il suo animale, lavorano seguendo gli obiettivi definiti a monte dal responsabile di progetto per quella specifica persona o gruppo di persone, per quello specifico caso. Ogni disabilità è legata alla Persona, un universo di sfumature e caratteristiche, per la quale si sceglie un Animale, “il gatto” ad esempio per il suo etogramma e “quel gatto” che porta nella relazione la sua unica personalità. Il potere trasformativo che genera nel paziente può essere molto potente e toccare le aree che ho elencato.”

5. Noi ci occupiamo di donne, specificamente di donne disabili. C’è uno stereotipo strisciante, che vede i gatti spesso accanto a donne con disabilità psichica. Ci aiuta a decostruirlo?

“L’Animale ci porta al di fuori dei luoghi comuni. Non esistono animali specifici per particolari persone (ad esempio il cane Pitbull per il ragazzo adolescente di periferia o il gatto per le donne con disabilità psichica) bensì Persone accompagnate nella vita da quel particolare Animale perché esso rispecchia parti di un sé o caratteristiche che non si possiedono; per cui quel cane o quel gatto rappresentano parti sane e peculiarità che quell’essere umano vorrebbe avere. L’Animale nel nostro lavoro, ad esempio, ci aiuta a de-costruire, poiché ci porta a lavorare nel qui ed ora, senza uno schema predefinito. Si ha l’obiettivo dell’intervento ma non la struttura di una seduta. 

Il gatto ha un suo “funzionamento” nella relazione, scandito da tempi e modalità che lui sceglie. Non sono i professionisti coinvolti a farlo. L’attesa, il contatto, la prossemica: è il gatto a scegliere come porsi nella relazione. Tutto questo meccanismo de-struttura e aiuta i professionisti a stare nel processo terapeutico o pedagogico con modalità che sono totalmente estranee agli stereotipi.”

6. Potrebbe raccontarci la storia di uno dei vostri animali (possibilmente di un felino)?

“Mi viene in mente la storia di Modì, il gatto europeo di 5 anni e mezzo membro prezioso dell’associazione ASLAN e di Federica Ciantia, educatrice della prima infanzia, responsabile di attività, coadiutore del cane, del gatto e del coniglio. 

Randagio di due mesi e mezzo, vagava solo per le campagne pugliesi dove Federica si trovava in vacanza con il marito. Ogni giorno si faceva trovare nel giardino di casa per essere sfamato, finchè la mattina della partenza si fece trovare sul trolley della coppia di ritorno a Torino. Preso come segno del destino, decisero di portarlo con loro a casa insieme agli altri 3 gatti e al cane di casa. Modì iniziò immediatamente a mostrare le sue doti relazionali verso le persone tanto da imparare a risolvere i giochi mentali e rapportarsi in modo funzionale ai bambini. Incominciò così la sensibilizzazione al guinzaglio, alla macchina, al trasportino, ai bambini e a luoghi come l’asilo nido in cui Federica lavorava. In associazione c’è anche Hope, gatto Sacro di Birmania, in formazione della dott.ssa Melissa Morabito, etologa, responsabile di attività, coadiutore del cane, del gatto e del coniglio.”

7. Come funziona una sessione di Pet Therapy nel vostro centro?

“Una seduta di IAA ha a monte una progettazione importante da parte del Responsabile di progetto che decide gli obiettivi dell’intervento e, insieme al Medico Veterinario in IAA, sceglie l’Animale più idoneo per quello specifico caso con il suo coadiutore, oltre al referente di intervento adatto per la Persona o le Persone in carico. Il percorso ha un tempo preciso, che corrisponde agli obiettivi definiti, con una cadenza settimanale della durata di 50 minuti. L’équipe operativa lavora avvalendosi della relazione con l’Animale per attivare nella Persona un processo di trasformazione utile al miglioramento della sua qualità di vita.”

8. Quali sono i principali benefici?

“I principali benefici si riscontrano a livello emotivo, relazionale e comunicativo ma ogni Persona ha una specifica progettazione, pertanto non si può parlare di una generalizzazione. Ci sono pazienti depressi che riescono a migliorare le proprie abilità relazionali ed uscire dall’isolamento, pazienti con disabilità motoria che migliorano la motricità fine in attività perché la presenza dell’animale aumenta la motivazione a reagire, pazienti terminali che riescono a vivere con serenità l’ultima fase di vita. Gli esempi possono essere tantissimi.”

9. Potrebbe darci delle informazioni pratiche su come accedere a delle sedute di Pet Therapy? Devono essere prescritte dal medico di base in collaborazione con il medico specialista, lo psicologo o lo psicoterapeuta?

“Esistono 3 ambiti di intervento specifici (TAA, EAA, AAA), scelti a seconda dell’obiettivo e dall’inviante del caso, e realizzati solo da un’équipe di professionisti formati in IAA che collaborano con i professionisti che hanno in carico l’utente. Solo le TAA, ossia le Terapie Assistite con Animali, possono essere prescritte dal medico di base oppure consigliate dallo psicologo-psicoterapeuta, poiché gli obiettivi sono terapeutici. Mentre per l’EAA, ossia l’Educazione Assistita con Animali, che lavora su obiettivi pedagogici ed educativi dove vengono messi in azione le risorse emotive e di adattamento della Persona e l’AAA, ossia l’Attività Assistita con Animali, che ha una valenza ludico-ricreativa, non necessitano della prescrizione medica ma dalla richiesta di privati, enti pubblici e/o privati.”

10. Lo Stato propone degli aiuti economici per sostenere i costi? Quali sono gli eventuali requisiti?

“I sostegni economici per realizzare i progetti e i percorsi di IAA possono essere sostenuti da fondi regionali, europei, donazioni di fondazioni e di privati o sono a carico dell’ente che si avvale di un’équipe di professionisti.”

11. Desidera aggiungere qualcosa? Un tema per Lei rilevante che non abbiamo affrontato?

“Sicuramente il benessere degli Animali coinvolti. È un tema molto caro a me e all’associazione tanto da aver creato con la vicepresidente e medico veterinario in IAA, la dott.ssa PhD Barbara Colitti, l’Approccio ASLAN, che portiamo concretamente agli allievi umani e a 4 zampe nella Scuola di formazione e nelle sedute con i pazienti. La considerazione che si ha dell’Animale influenza completamente le modalità di lavoro dell’équipe. 

L’Approccio ASLAN nasce dal profondo senso di Responsabilità verso il mondo Animale e si pone come una reale prospettiva su cui poggiare la propria professionalità negli IAA. Negli anni le intuizioni si sono evolute in un impianto metodologico che deriva dalla Pedagogia, dalle Scienze dell’Educazione, dall’Etologia cognitiva, dalle Neuroscienze, dalla Medicina Veterinaria e dalla continua osservazione dei cani dell’associazione al lavoro. In questo modo si garantisce il pieno e totale rispetto dell’Animale che lavora al nostro fianco. Ogni professionista degli IAA tiene conto dell’individualità dell’Animale per rendere possibile il processo terapeutico ed educativo. È un approccio che porta un vero e proprio beneficio all’animale. Studiamo la personalità, le attitudini e le caratteristiche per favorire un percorso educativo e di specializzazione agli IAA che porti l’Animale a sentirsi felice e realizzato nelle sedute, ad affrontare il lavoro con il proprio coadiutore in modo unico e speciale, senza costrizioni.

L’intervista termina qui, per maggiori informazioni, non esitate a contattare direttamente l’associazione ASLAN di Torino. Saranno tutti lieti di aiutarvi!

Concludiamo ringraziando nuovamente e calorosamente la dott.ssa Antonia Tarantini per aver risposto alle nostre domande in modo così preciso, scrupoloso ed esaustivo.

Ci auguriamo che questa intervista aiuti a diffondere la consapevolezza su questa pratica terapeutica e possa incoraggiare altre persone ad esplorare il mondo della Pet Therapy e il modo in cui gli animali possano contribuire al loro benessere e alla loro felicità.

Coryse Farina

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